Attesa di Dio

Attesa di Dio

L’acqua […] tende naturalmente verso il basso e con altrettale naturalezza espira verso l’alto, per poi ridiscendere e ancora una volta scorrere in direzione dell’infimo […]. Nel grande mare dell’essere tutto è acqua […] e l’Amore è fluido […] e nel battesimo cristiano per immersione si muore a nuova nascita.

Questo articolo sarebbe anche potuto intitolarsi sulla felicità che, riferito a una figura come Simone Weil può apparire alquanto paradossale: nata nel 1909 a Parigi, ha trascorso una vita molto turbolenta e, aggiungiamo, per sua causa, come testimoniano le sue molte decisioni radicali prese in seguito ad afflati mistici e cristiano-marxisti ma, in ultima istanza, mossi da un’insaziabile anelito all’altruismo connaturato alla sua natura, tant’è che in molti ne hanno scritto a riguardo.

Sì, non siamo eclettici nell’utilizzare quest’aggettivo poiché, nel pensiero di Simone Weil queste due componenti, quella religioso-cristiana e quella marxista si uniscono e, il suo stesso percorso spirituale sembra testimoniare quasi una rinuncia alle istanze egalitarie e progressiste, nonché di lotta, che il marxismo ha dentro di sé verso un ritiro spirituale e a tratti mistico, personalissimo, entro la cornice religiosa: Attesa di Dio, edito da Adelphi, raccoglie alcune lettere scambiate tra la scrittrice-filosofa e colui che aveva eletto a suo testimone spirituale, certo Padre Perrin nonché altri scritti sulla religione cattolica intorno a riflessioni sulla stessa sulla natura del peccato, dell’amore, di Dio e soprattutto dell’amicizia e dell’educazione scolastica.

Ciò che appare da questi scritti è la ferma volontà di Simone di dover fare i conti con una certa giustificazione interiore su questa sua conversione, lei che, di origine ebraica, aveva chiesto e ottenuto il battesimo in età avanzata – per modo di dire, dato che morì a soli 35 anni nel 1943 -, e che, da questa sua conversione aveva iniziato a praticare assiduamente le funzioni, a ritirarsi entro cornici spirituali precipue e, soprattutto, ad utilizzare la preghiera come mezzo di accettazione delle durezze della realtà e di avvicinamento a Dio che, in ultima istanza, come si evince dagli scritti in appendice, è, soprattutto, amore: ed è probabilmente questo ad aver attratto la nostra scrittrice verso i lidi più placidi della religione cattolica, lei che era stata atea durante la militanza marxista o, almeno, disinteressata, nel pieno delle lotte e degli appoggi sindacali, alle questioni religiose che, però, sembra siano sempre state, in cuor suo attese; è la lettura dei mistici ad averle fornito le chiavi interpretative per poter descrivere la sua vicenda morale e spirituale sotto questa luce mistico religiosa. In un certo senso, l’afflato mistico è ciò che la condotta da un lato a impegnarsi strenuamente nel perseguimento degli studi lei che, come scrive in una lettera a Padre Perrin, non era “affatto dotata di genio” a differenza del fratello nato con dei talenti e, dall’altro, ad abbandonare a un certo punto la sua alquanto solida posizione di insegnante per il lavoro di fabbrica poiché solo in questo modo poteva comprendere “le durezze di questa vita” e condurre, in questo modo, una battaglia politica coerente e consapevole: sarà proprio questa l’esperienza liminare ed epifanica che l’avvicinerà definitivamente alla fede. Stremata dalle fatiche, lei che al lavoro manuale non era mai stata portata, com’è scritto nei diari, e debilitata nel fisico e nella salute, nonché da delusioni relazionali di cui non parla quasi mai ma che si evincono da alcuni passi intorno ai temi dell’amicizia e dell’amore, Simone Weil in Dio, nel Dio cristiano può trovare la consolazione a tutto ciò e non tanto la rinuncia a una vita attiva e dedicata agli altri, come lo era stata prima di allora, ma un affrancamento e una solidificazione di questa vita poiché è nella fede stessa che, come insegna la Bibbia, si può trovare l’amore autentico verso il prossimo; certo, un amore a tratti arrendevole, ed è su queste questioni che avvengono i più forti scontri con la fede ortodossa, lei che proprio non capisce come il male sia frutto degli uomini e non una sorta di prova data all’uomo da Dio nonché sulla natura stessa dell’amore, sulla quale Padre Perrin mette in guardia onde non sfociare in un attaccamento ‘quasi’-ideologico a, appunto, idee che hanno poco a che fare col cristianesimo e con la religione cattolica tout court.

Ma Simone Weil è e resterà, in questo breve arco, una figura liminare: liminare al marxismo, nonostante la sua ammirevole vicenda di vita, che in pochi hanno avuto il coraggio di imitare, e liminare alla fede, nonostante il suo fervore, a tratti mistico, fosse superiore a gran parte di coloro che generalmente attendevano ai riti: Attesa di Dio, in questo senso, altro non è che questa testimonianza, una testimonianza di una vita in cui ciò che più ha contato per la nostra pensatrice non sono state tanto le vicende individuali, le scelte, le decisioni improvvise quanto la consapevolezza che in queste vicende, in queste scelte, in queste decisioni – in breve, in questi eventi – potesse lei scorgere qualcosa di diverso e di superiore, appunto la presenza di un trascendentale ossia di Dio stesso.

Che qui prende molti nomi e lo ripetiamo: amore, amicizia, lavoro, educazione, in uno scritto dedicato a quest’ultimo problema viene persino imparentato col concetto di attenzione e via discorrendo: testimonianza che la sua presenza fosse per la scrittrice ormai ravvisabile in tutto e che, ciò che più cercava in questo finale di vita, fosse proprio un più stretto contatto con Lui e, perché no, una sua apparizione.

Lascia un commento