Il cielo sceso in terra

Il cielo sceso in terra

Da un punto di vista strettamente programmatico parlare di Europa medievale può sembrare un anacronismo prono a suggestioni decadenti e retrograde; ma se si considera il tutto rispettivamente dall’aspetto più propriamente antropologico-istoricistico la cosa non può apparire così lontana dalla realtà e, propriamente, secondo questo libro di Jacques Le Goff, storico francese del Novecento, autore degli Annales, non così inattuale.

Il discorso si complica nella misura in cui una visione del genere può dare adito a interpretazioni eurocentriche o, peggio ancora, assiologicamente etnocentriche per le quali la storia europea, in quanto ha colonizzato come continente anche gli altri, con la forza o con la moneta, vale per questo più delle altre o possa prevaricarle: che in effetti può esser vero solo se si assume la prospettiva del progresso tradizionale. In questo libro, naturalmente, non si parla di questo ma si parla anche di questo: ed è inevitabile. Lo scontro tra culture, infatti, è sempre stata una materia di dibattito e se Sant’Agostino scrisse la Città di Dio alle prime avvisaglie di invasioni un motivo ci sarà; più spesso questo scontro-incontro può generare dubbi e paure più che adattamento com’è il caso anche odierno.

In ogni caso, questo testo fornisce l’occasione per pensare alle dovute differenze culturali che intercorrono, poniamo, tra Europa e America o Asia: perché il medioevo, almeno quello per come lo intendiamo noi, è stato un fenomeno prettamente europeo: non che non ci sia stata storia altrove ma per il semplice fatto che quella che ci riguarda più strettamente è la nostra; certo, in un mondo globalizzato tutte le storie sono Storia con la S maiuscola ma, per non dare adito a melting pots inefficaci e indistinti, è giusto serbare le individuazioni territoriali.

Questo, nell’intera collana, è ciò che prova a fare Le Goff, mostrando le interrelazioni che corrono tra un passato troppe volte bistrattato come secolo buio e un presente fintamente luminoso, per scovare quali sono gli elementi di comunanza e, perché no, di distinzione; parlare di Europa, quindi, è parlare di un fondo storico comune e se gli attuali conflitti sembrano riguardarci più che ad altri stati, più che ad altri popoli, un motivo, evidentemente, c’è e sta proprio in quel posizionamento strategico nel quadro globale che riveste il nostro continente, la cui storia è un riflesso di questa topografia e non solo: basti pensare al condizionamento operato a partire dal continente agli altri popoli, che non ha preso solo il nome di imperialismo.

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